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Istat: nella sanità pubblica dipendenti e stipendi in calo

Istat: nella sanità pubblica dipendenti e stipendi in calo

Dal 2010 una perdita "secca" di 1.000 euro in busta paga. E in quattro anni "bruciati" 22.800 posti di lavoro. Una elaborazione di Quotidianosanità.it sui conti economici annuali delle Amministrazioni pubbliche pubblicati dall’ISTAT.

Giovedi 11 Dicembre 2014
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L’ultimo report sui conti economici delle Amministrazioni pubbliche conferma il calo degli stipendi (al netto dell’inflazione) di tutta la Pa dall’inizio del blocco dei contratti. Ma per la sanità il conto è più salato. La media della PA registra infatti una perdita di “soli” 583 euro annui dal 2010 al 2013, quasi la metà di quella subita dagli operatori sanitari. Pesanti anche gli effetti del blocco del turn over: in 4 anni perso il 3,28% della forza lavoro del Ssn.

L’Istat ha pubblicato i conti economici annuali delle Amministrazioni pubbliche. Tra questi anche i dati relativi alle unità di personale e ai redditi del personale della sanità pubblica. Due dati saltano subito agli occhi: il calo delle unità di personale e quello dei redditi lordi.

Partendo dal 2010, primo anno di blocco dei contratti e degli scatti e del perdurare del turn over, si registra infatti un calo complessivo di unità di personale in tutta la PA del 3,9% pari a circa 138mila lavoratori (che sono così passati dai 3.510.200 del 2010 ai 3.372.100 dell’anno scorso) e anche delle retribuzioni annue lorde procapite medie (al netto dei contributi sociali a carico del datore di lavoro), passate dai 34.662 euro del 2010 ai 34.079 del 2013, con una perdita di 583 euro annui.

E la sanità? Nel 2010 risultavano 695.100 dipendenti in Asl, ospedali, Irccs e policlinici universitari che sono scesi a 672.900 nel 2013, con una perdita del 3,28%, pari a 22.800 posti di lavoro.

Sul piano delle unità di personale la sanità, quindi, perde poco meno della media degli altri comparti in percentuale, ma perde molto di più sul piano delle retribuzioni. Pur mantenendo una media retributiva superiore a quella del comparto della PA (in sanità la retribuzione lorda ha oscillato dai 40.961 euro del 2010 ai 39.368 euro del 2013) la perdita secca procapite nel confronto tra i due anni è infatti di circa 1.000 euro (per la precisione 998), quasi il doppio di quella del complesso della PA.

Da considerare, infine, che questi calcoli non tengono conto della perdita di valore d’acquisto legata all’andamento dell’inflazione che, se è pur vero che sia molto calata nell’ultimo periodo, ha comunque pesato per l’1,5% nel 2010, il 2,8% nel 2011, il 3% nel 2012 e l’1,2% nel 2013. Indici che comportano inevitabilmente un innalzamento della perdita reale del valore delle retribuzioni per i 672.900 operatori (rimasti) del Ssn.

Fonte:
elaborazioni di Quotidiano Sanità su dati Istat

Approfondimenti:
Le tabelle
www.quotidianosanita.it
www.istat.it

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