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Riflessioni sul ruolo dell’educatore

Riflessioni sul ruolo dell’educatore

Le riflessioni di un’educatrice sul " (...) perchè non si può pagare un professionista che svolge il ruolo dell’educatore professionale all’interno della scuola, come se svolgesse una semplice prestazione d’opera."

Lunedi 05 Maggio 2014
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"Sullo sfondo della vicenda del servizio di educativa specialistica per gli studenti disabiili delle scuole superiori della Provincia di Cagliari, pubblichiamo la riflessione impegnata di una educatrice del servizio.

Una riflessioni rivolta a far emergere la necessità di una diversa e migliore considerazione del ruolo dell’educatore nei processi di inserimento scolastico degli utenti disabili, per una migliore qualità del servizio oltre che per i buoni diritti delle operatrici e degli operatori.

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L’EDUCATORE PROFESSIONALE NELLA SCUOLA  E  LA CULTURA DELL’INTEGRAZIONE

1) La relazione educativa non si sviluppa tra due persone ma è una relazione tra due persone all’interno di un grande sistema. 2) L’attivita educativa non è una prestazione!

La scuola è, per i ragazzi, ed in particolare per quelli con bisogni speciali, la più importante occasione di confronto col mondo esterno e con i coetanei.

La scuola ha il compito di creare opportunità per far esprimere e valorizzare le differenze presenti in ogni ragazzo, attraverso la costruzione di momenti educativi importanti  non solo per il singolo individuo ma anche per il gruppo; non è sufficiente inserire  un ragazzo diversamente abile in una classe, affiancato da un educatore, perchè si svolga un’efficace azione educativa. E’ necessario che la partecipazione del ragazzo nella classe sia in relazione a ciò che fanno tutti gli altri compagni. E’ necessario creare perciò una "Cultura dell’Integrazione".

L’’integrazione si realizza solo in un processo empatico di condivisione, di reciprocità effettiva ed affettiva nel percorso educativo, di apprendimento, di crescita. Essa non è  l’adattamento passivo di un ragazzo a modelli  predefiniti, all’interno delle mura di un’aula o di una scuola.

L’integrazione è un incontro con l’Altro, un incontro che favorisce sia la crescita della singola persona che di tutto il gruppo. Un incontro sinergico che opera a 360 gradi con tutti gli attori coinvolti!

E’ pertanto fondamentale comprendere che l’educatore professionale non vive in un compartimento stagno insieme al ragazzo, ma la relazione educativa cresce e si sviluppa in una realtà ampia e ricca di soggetti che girano sia attorno alla figura dell’educatore che a quella dell’ utente.

La promozione della cultura dell’integrazione vive di momenti di socialità e convivialità che si condividono, non solo all’interno di una classe, ma con tutto il contesto scolastico, e al livello di relazioni col gruppo dei pari, necessita di momenti strutturati ad hoc (momenti di "incontro" e "confronto", laboratori col gruppo classe o  con altri compagni di scuola ecc.....) per far crescere in maniera positiva ed empatica le relazioni umane e i valori fulcro di una reale integrazione.

La necessità di creare  tali momenti di incontro così significativi e offrire momenti chiave per lo sviluppo socio relazionale dei ragazzi con bisogni speciali,  diviene sempre più evidente all’interno del contesto scolastico.

E’ necessaria una significativa presa di coscienza, da parte di tutte le componenti che operano per il benessere dei ragazzi all’interno della scuola, sullimportanza che l’educatore professionale riveste nella costruzione di una rete di relazioni fondamentali, per i ragazzi con bisogni speciali,  con tutto il contesto scolastico in cui essi vivono tanti momenti importanti della loro vita.

Per costruire il proprio lavoro, gli Educatori Professionali attuano percorsi strutturati da "azioni educative intenzionali",  risultato di  scelte consapevoli. Tali azioni vengono strutturate in un processo  programmato e finalizzato alla realizzazione di  fondamentali obiettivi per i propri utenti. L’azione educativa si traduce, pertanto, in una serie di decisioni "professionali", relative ad un percorso intenzionale volto alla crescita, al benessere, all’integrazione di un altro individuo, all’interno di un importante contesto socio-educativo e formativo come quello scolastico.

Questa è la ragione per cui tale professione si fonda  su una serie di valori etici. Tali valori devono essere condivisibili e condivisi.

Il percorso educativo (volto a migliorare l’integrazione, la comunicazione, l’autonomia, la socializzazione, in primis) implica  il continuo confronto da parte del professionista non solo con l’utente, ma con l’intero gruppo classe e con i singoli ragazzi con cui entrambi interagiscono  nell’esperienza quotidiana, e con tutti coloro che vivono nel contesto scolastico, alunni, docenti, collaboratori, oltre che con la famiglia.

La collaborazione è una parte fondamentale del lavoro educativo.

Ecco perché è fondamentale che l’educatore professionale  possa agire all’interno della scuola e della classe per il bene dell’utente, anche in momenti in cui il ragazzo non è presente. La cultura dell’integrazione nasce e si sviluppa in un costante clima di confronto che produce momenti di crescita individuale e collettiva, momenti costruiti ogni giorno dai preziosi percorsi educativi e tiene sempre conto del contesto di riferimento in toto, anche laddove la presenza fisica degli utenti assistiti venga meno in determinati giorni.

Il lavoro educativo infatti non è solo una prestazione!

Due sono le motivazioni principali:

-Tale lavoro prevede la presenza del professionista in orari e modalità non decisi autonomamente, ma legati all’orario e al calendario scolastico. Non si tratta dunque di una consulenza occasionale, ma di un rapporto di lavoro continuativo e legato a vincoli di subordinazione.

- Inoltre esso dipende e si attua in collaborazione con un gran numero di attori coinvolti:  gli utenti, le famiglie, i ragazzi che frequentano l’istituto scolastico, compagni di classe o meno, tutti i colleghi, sia insegnanti che educatori, tutti gli altri gruppi professionali che operano nella scuola e per la scuola,  autorità, enti, cooperative che gestiscono i servizi educativi ecc...

La maggior parte del lavoro educativo  necessita di svolgersi in équipe multidisciplinari o in gruppi,  infatti la collaborazione e la partecipazione al lavoro di équipe rappresenta una condizione necessaria per svolgere la propria attività  nel modo più efficace e consono alle necessità degli utenti. Per l’educatore professionale è necessario operare in modo sinergico con le altre professionalità e con la famiglia, per creare armonia e accordo sugli obiettivi, sui metodi e sui mezzi utilizzati in relazione alle necessità dell’utente.

Gli educatori professionali, come regola del capitolato della Provincia, non possono lavorare in contemporaneità con l’insegnante di sostegno, in una logica che non tiene conto della fusione di intenti e di obiettivi delle due figure professionali e del discorso di integrazione qui sopra citato, ma tiene conto solo della copertura oraria, in una logica assistenzialistica che non si sposa con una responsabile linea educativa.

I percorsi non possono essere paralleli ma devono incontrarsi per rimodulare settimanalmente il lavoro e ri-organizzarlo insieme, secondo le esigenze dell’utente.

L’educatore professionale pertanto, anche in assenza dell’utente,   deve poter continuare quell’importante lavoro educativo con tutti coloro che sono coinvolti in tale processo  per favorire, nel modo più funzionale, efficace ed eticamente corretto, lo sviluppo di tutte le potenzialità di un essere umano, con cui ha una profonda relazione e, contemporaneamente, di tutto il contesto con cui  interagisce.

Solo così si realizza la CULTURA DELL’INTEGRAZIONE !    "         

Ester Murenu, educatrice

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P.S.   Ecco perchè non si può pagare un professionista che svolge il ruolo dell’educatore professionale all’interno della scuola, come se svolgesse una semplice prestazione d’opera.

(Un idraulico che aggiusta un rubinetto, verrà pagato per la prestazione che ha svolto, si aggiungano materiali comprati, ore lavorate nei tempi e nelle modalità decise dal professionista ecc....).

Un educatore professionale che crea un percorso educativo per un essere umano che, per necessità usufruisce di una relazione fondamentale per la sua vita,per la sua crescita e la sua integrazione all’interno di un contesto complesso come la scuola, non  può essere pagato a prestazione, come se avesse svolto una manutenzione, offerto una prestazione o aggiustato un rubinetto, nemmeno del resto viene pagato per il materiale utilizzato!

Un lavoro di relazioni umane, all’interno di una scuola, è  essenzialmente diverso  da un lavoro di prestazione d’opera indivuale in cui il professionista ha la possibilità di decidere i tempi e le modalità di "compimento dell’opera"senza vincolo alcuno.Ogni categoria professionale è fondamentale e ha la sua importanza, ma la sua peculiare ed essenziale differenza non la si può negare. E ognuna di queste categorie va rispettata, riconosciuta e retribuita per la sua peculiare caratteristica!

 

 

 

 

 

 

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